L’ATROFIA VULVO-VAGINALE è una condizione cronica che tende a peggiorare nel tempo, caratterizzata da un assottigliamento della mucosa vaginale con conseguente riduzione della vascolarizzazione, dell’elasticità dei tessuti e del grado di idratazione; inoltre si associa ad una riduzione dei lattobacilli, i batteri buoni che proteggono l’ambiente vaginale dall’aggressione dei batteri, ciò a causa dell’aumento del PH vaginale.

sintomi si aggiungono a quelli tipici della menopausa quali secchezza vaginale, prurito e perdita di elasticità con dolore nei rapporti sessuali, a volte anche con sanguinamento, il che ha un forte impatto negativo sulla qualità della vita della donna, che tende di conseguenza ad evitare l’intimità con il partner; a questi sintomi si possono associare disturbi del tratto urinario inferiore quali l’aumento della necessità di urinare e l’improvviso ed irrefrenabile stimolo a farlo, oltre a possibili infezioni che possono colpire tutta l’area genito-urinaria.

Questa patologia è ancora oggi sottostimata dal momento che colpisce in Italia una donna su due dopo la menopausa; il coinvolgimento delle parti intime provoca spesso disagio e vergogna nelle donne, che tendono quindi a trascurare questa patologia con inevitabili conseguenze sia di salute che sulla vita di coppia. Le donne vanno correttamente informate affinché possano riconoscere i primi sintomi di questa patologia e siano quindi in grado di descriverli accuratamente al loro medico curante.

percorsi terapeutici per questa patologia sono diversi e spaziano dai lubrificanti vaginali alla terapia estrogenica locale sino ai nuovi trattamenti con laser o radiofrequenza pensati per quelle donne che non possono utilizzare le terapie ormonali oppure hanno una storia di tumore al seno; altra metodica è quella di iniettare del filler a base di acido ialuronico ad alta concentrazione per ripristinare un miglioramento dell’elasticità e della capacità distensiva dei tessuti vaginali con conseguente ottima diminuzione del dolore associato ai rapporti sessuali; una ulteriore opzione farmacologica per evitare la terapia ormonale è costituita dalla terapia con modulatori selettivi dei recettori per gli estrogeni, come l’ospenifeme (conosciuto commercialmente come senshio).

La AAV è strettamente legata alla menopausa ma, in presenza di particolari situazioni patologiche quali cure mediche che causino secchezza vaginale, chemioterapia, radioterapia o asportazione chirurgica delle ovaie (intervento demolitivo di ovariectomia bilaterale), può manifestarsi precocemente nelle donne più giovani; inoltre si presenta nel 70% delle pazienti con pregressa diagnosi di tumore al seno come effetto collaterale delle terapie oncologiche, che spesso includono anche trattamenti farmacologici ormonali responsabili della menopausa.